Quella volta, io avevo fatto in modo che fosse perfetto, perchè poteva esserlo. L’avevo protetto con tutto quello che le mie mani potevano contenere, con tutto quello che i miei occhi potevano guardare e con tutto quello che ci poteva stare dentro a quel cuore. Non ho mai fatto cosi tanto caso a quello che vivevo dentro di me, perchè era visto da te, perchè era un racconto che ci piaceva ascoltare. Si ha bisogno che qualcuno ci disegni con i suoi occhi, qualche volta, per capire che ci siamo anche noi.
Arrivo a Bologna, la mia piccola felicità, finalmente casa.
Chissà dove vanno a finire tutte le parole dopo che sono state dette, forse restano dentro il posto in cui sono state liberate. La città mi parla, troppo, penso che per ora non c ‘è stato un altro posto che mi abbia visto in tutte le sfumature del cuore, dalla tristezza alla felicità estrema. Ci sono posti che parlano direttamente al sangue, e non ci si può fare nulla, solo stare in ascolto. Non so se anche le altre persone vedono queste cose, so che sono vicino alla fine di una strada, e so che non devo avere paura di quello che c’è fuori, ma non posso nemmeno sempre guardarmi indietro.
Vorrei poter dire alle persone che hanno condiviso con me una risata, un esame, un caffè, una chiaccherata, un bacio, un autobus in ritardo, grazie perchè c’eri anche te. Non sarebbe stata la stessa cosa.