Monthly Archives: June 2012

Camminando a Firenze

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Vorrei sapere come mai non posso essere una persona tranquilla come tutti gli altri.Che a queste cose non ci pensa.
Camminando in mezzo ad una strada affollata a Firenze il carnevale di persone e di colori che ti si presenta innanzi è un magma continuo.
Un magma continuo di gente diversa ma ugualmente indifferente l’una verso l’altra.
Italiani,indiani,cinesi,americani,africani,francesi,sudamericani,giapponesi,tedeschi e chi più ne ha più ne metta. Ognuno con il suo Ipod o cellulare che guardano e riguardano come se ci trovassero le risposte di qualche oracolo.

Un enorme serpente multicolore che svicola tra il campanile di Giotto,il Duomo e i banchetti dei bottegai sull’uscio, senza fermarsi mai. Tutti sembrano essere dentro una qualche campana di vetro e corrono,sembrando sempre in cerca di qualcosa che non trovano.

Nessuno che si guarda negli occhi. (ma che guarda lo schermo del telefono)
Non c ‘è tempo di pensare a chi hai accanto,la gente corre.
Ho solo descritto quello che c era ieri sul Corso a Firenze che in effetti è una megastradona e di gente ce n’è,e a Firenze di turisti ce ne sono sempre stati tanti,ma questo atteggiamento del fatto che ognuno sta per sè è un qualcosa di comune un pò a tanti posti.

Di certo mica si può conoscere tutti ma è l’ atteggiamento che le persone hanno l’ una verso l’altra è qualcosa che va oltre quello che può accadere in una enorme strada in città. 

E’ fondamentale che ognuno abbia un proprio Percorso Personale da seguire e che lo porti per mano sempre come se fosse un bimbo, ma la crescita è data dall’interazione  sincera  tra le persone.

Certo,il rapporto con gli altri presuppone un rischio,quello di porsi all’ascolto ,e non è una cosa cosi scontata, vuol dire anche sacrificare,donare un pò del mio tempo e usarlo per ascoltare te, io credo sia meraviglioso,ma forse le priorità che governano oggi sono diverse e di sicuro ascoltare un ipod o trovare amici virtuali in Facebook è più  facile. Perchè non presuppongono un contatto diretto.

Non ti mettono in discussione. L’altro rischio che non piace è che gli altri non sono strumenti che possono essere usati per un determinato periodo di tempo per ottenere quello che voglio e poi Krishna ti benedica e ciao. E’ cosi alle volte,e bisogna prenderci le misure.

Oppure andare in controtendenza. E credere che un rapporto sincero,talmente vero da far sparire per un pò tutta questa indifferenza esiste.  

Ma non è comodo, nè scontato. Magari è anche difficile,ma finalmente è vero.

 

 

 

 

 

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Strada.

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Forse non c’è strada giusta o sbagliata.

La strada è sempre troppo solo strada,
fa quel che può,nasce quando ci metti i piedi.
Sei te che scegliendola la fai tua o meno,
che decidi se lasciarti attraversare da essa
o attraversarla senza lasciarti prendere per mano.

Quote

Ai tempi di mia nonna non si buttava via niente.
Nemmeno l’esperienza.
Un bacio era una cosa rara nella vita di una persona e veniva custodito come un tesoro.
Il dolore si conservava gelosamente per non dimenticarlo.
E da quello si imparava.
Adesso calze, dolori e baci, consumiamo tutto, rompiamo tutto, ci disfiamo di tutto.

-Il tempo di Blanca-
Marcela Serrano

Quando i baci si conservavano.

When what change,changes you.

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NON AVERE PAURA DI CAMBIARE,NE’ DI QUELLO CHE CAMBIA.

Il cambiamento è qualcosa che fa parte di me,rinasciamo continuamente tutti.

Non si può averne paura altrimenti si rimarrebbe fermi.

Bisognerebbe avere solo paura di restare fermi.

E di cose ne sono cambiate taaante in quest’anno,dovrei esserci abituata.

Nel bene o nel male quel che è successo durante questi mesi ha lasciato una traccia,seppur in modo diverso,

nulla è

rimasto in superficie.

Il tempo,

l’amicizia,

la disillusione,

la delusione,

le lacrime,

le risate.

la malattia,la speranza,la morte,

il dolore.

La pazienza,la timidissssssima felicità—> menomale era timida ma era FELICITA’.

Il tempo,il tempo preziosissimo del cuore.

E’ andata ComeVolevasiDimostrare,come un copione di film rispettato in ogni sua parte.

Un film meraviglioso ma scontato.

Meraviglioso però.

 

Il grillo e la moneta

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Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano.
Si erano conosciuti in India, dove l’italiano era andato con la
famiglia per fare un viaggio turistico.
L’indiano aveva fatto da guida agli italiani, portandoli a esplorare gli angoli più caratteristici della sua patria. Riconoscente, l’amico milanese aveva invitato l’indiano a casa sua.

Voleva ricambiare il favore e fargli conoscere la sua città. L’indiano era molto restio a partire, ma poi cedette all’insistenza dell’amico italiano e un bel giorno sbarcò da un aereo alla Malpensa.
Il giorno dopo, il milanese e l’indiano passeggiavano per il centro della città. L’indiano, con il suo viso color cioccolato, la barba nera e il turbante giallo attirava gli sguardi dei passanti e il milanese camminava tutto fiero d’avere un amico cosi esotico. Ad un tratto, in piazza San Babila, l’indiano si fermò e disse: «Senti anche tu quel che sento io?».
Il milanese, un po’ sconcertato, tese le orecchie più che poteva, ma ammise di non sentire nient’altro che il gran rumore del traffico
cittadino.
«Qui vicino c’è un grillo che canta», continuò, sicuro di sé, l’indiano.
«Ti sbagli», replicò il milanese. «Io sento solo il chiasso della città.
E poi, figurati se ci sono grilli da queste parti».
«Non mi sbaglio. Sento il canto di un grillo»,
ribattè l’indiano e decisamente si mise a cercare tra le foglie di
alcuni alberelli striminziti.

Dopo un po’ indicò all’amico che lo osservava scettico un piccolo insetto, uno splendido grillo canterino che si rintanava brontolando contro i disturbatori del suo concerto.
«Hai visto che c’era un grillo?», disse l’indiano.
«È vero», ammise il milanese.
«Voi indiani avete l’udito molto più acuto di noi bianchi…».
«Questa volta ti sbagli tu», sorrise il saggio indiano.
«Stai attento… ». L’indiano tirò fuori dalla tasca una monetina e facendo finta di niente la lasciò cadere sul marciapiede.
Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono a guardare.
«Hai visto?», spiegò l’indiano.
«Questa monetina ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare del grillo.
Eppure hai notato quanti bianchi lo hanno udito?”