Monthly Archives: March 2012

Pensaci

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Suvvia non siamo stupidi.

Non capisco quale sia il gusto a rendere le cose complicate.

 E invece,la gente  ottiene quel che vuole e poi va avanti. <—

Dai non è vero che siete tutti cosi  non ci credo. Non ci credo che i rapporti sono questi.   ( “E non sono facili. Ma sono belli.” <cit.>)

NON voglio crederci. Perchè il rapporto con le persone è uno scambio,una crescita,uno scontro talvolta. Io ci credo.

Io sfido

chiunque

a trovare gente sempre tranquilla e in pace con gli altri perchè porcamiseriaccia di cazzate se ne fanno e tante .

In fondo si impara facendo, si impara sbagliando,sbattendoci la faccia,sporcandoci le mani, si capisce quanto serve 

tutto quello che si prova a fare,magari sbagliando e risbagliando.

Però,serve,qualche volta in questo mondo falso,un pò stanco di essere com’è,serve qualche volta

qualcosa di tremendamente vero. Autentico.

Non ho detto bello. Ma vero. Salvo.

Serve. 

E ci vuole fatica per costruirlo. Non è facile,quanto è invece facilissimo a buttare giù.

Ma è un impegno che vale ogni centesimo del suo prezzo.

 Anche se poi, le cose cambiano,non c’è nulla di stabile,le persone entrano ed escono dalla vita come se tu

 fossi una stazione,io penso che

quel rischio che c’è sempre nel costruire ponti verso gli altri,nello scambio, lo ridico,

vale ogni centesimo del suo prezzo.

 

Ma sarebbe bello se ci credeste un pò di più anche voi.

Tutti.

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Neyla

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Ti ricordi Neyla? Quando mi chiesero dell’ Europa e cercai di parlare dei sobborghi di Parigi e dei quartieri di Napoli,molti rimasero scettici e increduli. L’Europa è abituata a mostrare ai suoi figli le immagini negative degli altri e a farsi bella invece nei riguardi dei poveri.

Per molti bambini,l’immagine dell’Africa non va oltre il mondo fantastico di Tarzan,dei selvaggi pronti a farsi uno stufato di missionario. Per altri,la conoscenza dell’Africa si limita a quella dei bambini con la pancia gonfia di fame,con i capelli rossicci e diradati,con le ossa sporgenti sotto la pelle..

Per i più grandi,l’ Africa è quel continente che fa notizia con i suoi dittatori cannibali,le sue selvagge e sanguinose guerre “tribali”.(…) L’Africa del Biafra,del Ruanda.

L’Africa del virus Ebola e dell’Aids,l’Africa del “Restore Hope”.

Chi mai se lo aspettava,arrivando in Europa,di scoprire oltre ai grattacieli e la neve, i barboni e i quartieri popolari? Rimasi stupito la prima volta che vidi gente dormire nei tunnel del metrò e uno yoyo chiedere elemosina a me “negro”.

Mi resi ben presto conto che era fiato perso e saliva sprecata parlare degli africani che a Parigi puliscono il metrò,di quelli che si accampano da dieci a venti in un monolocale insalubre e fanno a turni a seconda dell’orario di lavoro per dividere la branda per dormire.

Mi sentii grottesco e strano nel raccontare di quelli che,finite le ferie a casa,se ne tornano ai semafori,al lungomare,alle piazze,alle loro machine scassate e ai vagoni ferroviari adibiti a dormitorio. A che pro ammonirli dei tormenti con la polizia,la questura,i permessi di soggiorno,la prostituzione?

L’attrazione per l’Europa è così “fatale” per l’Africa che la dissangua togliendole le forze vive e i cervelli del continente,perchè partono quelli più intraprendenti,fuggendo la fame e la miseria per legarsi di propria scelta a quella nuova catena della schiavitù dei tempi moderni.

L’attrazione per l’Europa sarà inevitabile,finche non ci sarà un’alternativa.

Mi ripromettevo che sarei tornato prima o poi a casa per essere una mano,fra tante altre,per aiutare il mio paese e la mia gente.

Una delle cose che mi avevano stravolto in Europa era l’indifferenza, la capacità di passare accanto a un essere umano in difficoltà e non fermarsi ad aiutarlo,anzi peggio,ignorarlo totalmente o esserne quasi infastidito.

Ho visto una volta una donna incinta fermarsi a sedere sulle scale del metrò e vedere la gente girarle alla larga,come se li ci fosse un vaso di fiori.

Magari la gente si fermerebbe più volentieri a vedere un vaso di fiori,perchè non c’è il rischio che ti chieda

aiuto,che possa invadere il quieto vivere.

Lì,in quel profumo acido,pungente e rancido della metropolitana,la folla,come un gregge di montoni correva

correva quasi spingendosi a testa bassa,i colli mezzi inghiottiti nei cappotti per ripararsi dagi spifferi

evitandola senza degnarla di uno sguardo.

L’indifferenza e la violenza sono le due matrici della disgregazione sociale perchè alimentano l’egoismo,

uccidendo il valore della solidarietà nella società umana.

-Neyla-  Kossi Komla-Ebri